La strada verso la biologia 2.0 passerà attraverso i dati della scatola nera |  di Michael Bronstein |  Marzo 2024

 | Intelligenza-Artificiale

La prima biotecnologia basata sull'intelligenza artificiale

Quest’anno segna forse l’apice delle aspettative per le scoperte basate sull’intelligenza artificiale in biologia, trasformandola in una disciplina ingegneristica programmabile, prevedibile e replicabile. Traendo spunti dalle scoperte dell’intelligenza artificiale nella percezione, nel linguaggio naturale e nella previsione della struttura delle proteine, cerchiamo di individuare le caratteristiche dei problemi biologici che sono più favorevoli a essere risolti dalle tecniche di intelligenza artificiale. Successivamente, delineiamo tre generazioni concettuali di approcci alla bio-intelligenza artificiale nel settore biotecnologico e sosteniamo che la svolta futura più significativa deriverà dalla transizione dai tradizionali dati “white-box”, comprensibili dagli esseri umani, a nuovi dati ad alto rendimento e a basso consumo. modalità di dati “scatola nera” specifiche per l’intelligenza artificiale sviluppate in tandem con metodi computazionali appropriati.

“Biologia 2.0” immaginata da DALL-E 3.

Questo post è stato scritto in collaborazione con Luca Naef.

Tl rilascio di ChatGPT da parte di OpenAI nel novembre 2022 ha portato l'intelligenza artificiale sotto i riflettori del pubblico globale (1). Probabilmente ha segnato il primo caso in cui anche persone lontane dal campo si sono rese conto che l’intelligenza artificiale sta alterando imminentemente e rapidamente le basi stesse del modo in cui gli esseri umani lavoreranno nel prossimo futuro (2). Un anno dopo, una volta che i limiti di ChatGPT e sistemi simili sono stati meglio compresi (3), le iniziali previsioni catastrofiche che vanno dal panico più abituale per una futura massiccia sostituzione di posti di lavoro da parte dell’intelligenza artificiale alla dichiarazione di OpenAI come la rovina di Google, hanno dato posto all’impazienza: “perché è così lento?”, nelle parole di Sam Altman, CEO di OpenAI (4). La familiarità genera disprezzo, come dice il proverbio.

Ora stiamo assistendo allo stesso frenetico ottimismo riguardo all’intelligenza artificiale nelle scienze biologiche, con speranze che probabilmente sono meglio riassunte da DeepMind…

Fonte: towardsdatascience.com

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